Con i nostri anziani, nel quotidiano, non si affrontano solo difficoltà psico-fisiche e di movimento, ma anche relazionali o emozionali: proprio questi sono tratti che, spesso, i senior tendono a celare; aspetti nascosti, magari per questioni culturali o legate al loro vissuto, che troppo spesso non vengono esternate, causando così un’interruzione della comunicazione relativa ai bisogni, ai desideri, alle necessità di ogni giorno.
Ma vediamo in questo articolo come rompere quelle barriere che impediscono dialogo e ascolto con i nostri anziani, analizzando le cause scatenanti.
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Perché gli anziani tendono a escludersi?
A differenza delle patologie, che sono manifestazioni “visibili” di un problema fisico, la condizione emozionale e la sua relativa espressione è spesso una questione che resta sommersa nel mondo dei senior.
Le fragilità relative alle emozioni, in particolare, assumono un peso notevole nella vita di quegli anziani che vivono in assenza o con una scarsa rete sociale composta da parenti e amici. Infatti, in questi casi, anche se si gode di una buona condizione fisico-cognitiva, e si è quindi indipendenti nelle faccende di tutti i giorni, la solitudine diviene tangibile e il chiudersi in sé stessi, evitando di uscire, isolandosi, diventa – purtroppo – una realtà che aumenta le possibilità di incappare in una condizione depressiva.
Quali sono i numeri della diffusione della depressione tra gli anziani?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la depressione “uno dei quattro giganti dell’età geriatrica”: solo nel 2021, come riporta una ricerca di Epicentro ISS, ben 10 ultrasessantacinquenni su 100 soffrivano di sintomi depressivi capaci di condizionare profondamente le attività quotidiane o le eventuali altre patologie presenti.
Un quadro, quello della depressione senile in Italia, che si aggrava dopo gli 85 anni e raddoppia tra le donne o tra chi vive solo: anche in questi casi, il problema maggiore resta comunque la mancanza di dialogo legata a questa malattia così diffusa, come testimoniano i numeri.
Quali soluzioni comunicative possiamo applicare ogni giorno?
Sono tante le cose che possiamo fare ogni giorno per estendere e migliorare la comunicazione con i nostri cari anziani, non solo per farli sentire meno soli, ma anche per sondare il terreno e cercare di capire come stanno, di cosa hanno bisogno e come possiamo migliorare – insieme al loro contributo – la qualità di vita.
- Cerchiamo di capire se ci sono difficoltà cognitive e sensoriali: anche in caso l’anziano sia attivo e allegro, non dobbiamo mai dare nulla per scontato. Ecco perché si rivela importante domandare, molto semplicemente, se “va tutto bene”, cercando di instaurare un dialogo profondo.
- Usiamo un vocabolario comprensibile: parole semplici ben scandite, che si avvicinano al loro modo di parlare, magari con tanti esempi pratici, senza però rivolgersi a loro come se stessimo parlando con un bambino. Dobbiamo infatti ricordare che gli anziani, anche in caso presentino condizioni cognitive compromesse, sono persone adulte, che hanno sviluppato esperienze e relazioni nella loro vita che li definiscono come tali.
- Il tono di voce calmo e sicuro è importantissimo per evitare che ansia, rabbia o frustrazione contaminino la nostra comunicazione con loro, anche nei momenti di scontro o nelle fasi acute delle manifestazioni di una demenza.
- Ricordiamo, infine, di non mentire, ma cerchiamo sempre la strategia comunicativa migliore, magari con l’aiuto di un professionista se la situazione diviene complicata, come educatori o psicologi.
Cosa accade in RSA?
Nelle RSA del Gruppo è sempre più diffusa la consulenza psicologica, con psicologo interno, dedicata sia agli Ospiti che ai loro familiari, proprio come accade in RSA Poliziano 1 & 2 in provincia di Torino: un servizio utile a favorire il dialogo, la vicinanza e a risolvere anche le situazioni conflittuali ritrovando quell’armonia determinante della quotidianità.