
L’Alzheimer è una malattia che comporta un decorso velocissimo, quasi improvviso, e la cui sintomatologia principale spesso non è solo una perdita di memoria, come si è soliti credere.
In questo nuovo post, in concomitanza della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, che si terrà come di consueto il 21 settembre prossimo, vogliamo parlare di questa patologia, per un orizzonte di speranza.
Alzheimer: una definizione storica
Diamo, innanzitutto, una definizione della malattia, riportando quanto sostiene Alzheimer Italia: “La malattia di Alzheimer è la più comune causa di demenza; […] un processo degenerativo che distrugge lentamente e progressivamente le cellule del cervello. Prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che nel 1907 descrisse per primo i sintomi e gli aspetti neuropatologici della malattia di Alzheimer, come le placche e gli sviluppi neuro-fibrillari nel cervello. Si tratta di una malattia che colpisce la memoria e le funzioni mentali (ad es. il pensare, il parlare, ecc.), ma può causare altri problemi come confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spazio-temporale.”
Alzheimer: chi ne è più colpito?
Da alcuni studi risulta che il numero di donne affette da Alzheimer è decisamente superiore rispetto agli uomini: per esempio, in America, su 5 milioni di persone affette da questa malattia, ben 3,2 sono donne. Non solo: il rapporto pubblicato su Alzheimer’s & Dementia, la rivista dell’Associazione Alzheimer degli Usa, ci racconta come una donna di 65 anni abbia una probabilità su 6 di sviluppare una demenza, rispetto a una probabilità su 11 della popolazione maschile.
Quali aiuti
L’indagine di “Vita”, invece, ci svela che ad aiutare gli anziani nella loro vita quotidiana, e nelle azioni più semplici; come mangiare, lavarsi, vestirsi sono, nel 54% dei casi, i familiari. Questo ruolo assume il nome di “caregiver”, ormai molto diffuso e conosciuto, che sta a indicare proprio chi ha una relazione di cura, guidata dall’affetto e dal legame di parentela, verso un familiare.
Un ruolo difficile, spesso complicato e totalizzante. Ma come aiutarsi, dunque?
- Riconosci i tuoi limiti e quelli che possono essere campanelli di allarme che il tuo corpo e le tue emozioni ti mandano;
- prenditi delle pause: puoi e devi premiarti con del riposo; inoltre, condividi la tua esperienza emotiva con qualcuno: parla e racconta ciò che ti accade, i tuoi sentimenti, le tue paure, i traguardi, magari con un professionista;
- Non isolarti mai, cerca svaghi, come lo sport o la cura del tuo corpo.
Abbiamo dedicato un numero del nostro Magazine a questa tematica: un aiuto concreto a famiglie e caregiver, con spunti e interventi dei nostri Professionisti, per non essere mai soli.